di Pasquale Golia

PECHINO– Una vera e propria corsa ad ostacoli, tra tamponi, QR code, controlli e mascherine, non solo per gli atleti ma anche per tutti gli addetti ai lavori. Domani si apre ufficialmente con la cerimonia d’apertura l’Olimpiade invernale più difficile di sempre, a Pechino, la seconda in epoca Covid. A Tokyo sei mesi fa le restrizioni c’erano ma qui il protocollo è ancor più duro, tanto che chi riesce ad uscire dall’aeroporto è come se avesse vinto la lotteria.
APP E TAMPONI PRIMA DI PARTIRE. La corsa verso Pechino è iniziata quattordici giorni prima della partenza. Con un App ( My 2022) bisogna monitorare il proprio stato di salute, comunicando quotidianamente febbre e possibili sintomi da COVID in un’apposita sezione. Quattro giorni prima del volo, poi, inizia il ciclo dei tamponi molecolari. Tre giorni prima altro tampone molecolare ma non in un laboratorio semplice ma in uno riconosciuto dall’Ambasciata cinese in Italia. Ricevuti i risultati negativi, poi, bisogna affrettarsi a caricare il tutto in un portale ed aspettare l’invio di un QR code verde che consente l’imbarco. In tutto questo, per poter raccontare come nel mio caso, o competere all’Olimpiade di Pechino, bisogna aver osservato un periodo quasi da recluso con la paura costante di un contagio. In aeroporto, poi, altro portale da spulciare ed altri dati da indicare per un secondo QR code che consente al possessore di superare tutti i vari step in aeroporto in Cina.
A PECHINO SCENARIO SURREALE Sono Franco, io scene così, appena messo piede sul volo Air China a Milano le avevo viste solo al tg quando si parlava della pandemia in Cina. Scesi dal bus che ci ha accompagnati dal gate all’aereo, si sono presentati tre persone bardate di bianco con tanto di termometri che controllavano la temperatura ai passeggeri prima di salire le scalette dell’aereo. Dentro l’aeromobile scordatevi le hostess o servizi consueti per i voli intercontinentali. O meglio le hostess c’erano ma anche loro si sono presentate tutte bardate in tuta bianca anti contagio. Ogni passeggero è stato sistemato in una fila di sedili con a fianco due sacchi con qualche panino, frutta e dolcino. Nessun contatto, insomma, salvo solo per la misurazione della temperatura prima dell’atterraggio. Sul mio volo c’era praticamente il mondo: atleti e personale da Italia, Slovenia, Croazia e Canada.
A Pechino stesse scene, ad accoglierci personale bardato ma gentile. Anche qui l’Olimpiade va conquistata a step: prima il QR code di dichiarazione di salute, poi altro test molecolare, convalida dell’accredito ed attesa del bus privato verso il proprio hotel. Il tutto significa una permanenza in aeroporto di almeno tre ore, senza distinzione tra atleti e personale.
Ricevuto il via libera si sale sui bus dedicati. Curiosa la scena della fila del bus scortati dalla polizia verso l’uscita. Contatti con i locali nessuno, solo con l’autista del nostro bus.
IN ISOLAMENTO FINO AL RISULTATO DEL TEST Lungo il tragitto verso il nostro hotel la vita da queste parti sembra scorrere con apparente normalità: strade trafficate, gente in strada a Pechino con mascherina ma qualcuno anche senza. Le Olimpiadi sono annunciare dai cartelli a bordo strada e non si capisce come i locali vivano questa rassegna. Sugli spalti non ci sarà neppure il pubblico come già accaduto a Tokyo. Arrivati in hotel ci ha colpito la perimetrazione della struttura con tanto di Polizia ai varchi di uscita. Qui nessuno può girovagare liberamente. Prima di uscire dall’albergo bisogna aver fatto il tampone quotidiano e raggiungere i luoghi di gara solo con bus dedicati che fermano davanti l’hotel. Insomma un sistema chiuso e molto rigido. Appena si arriva, poi, occorre stare chiusi in stanza sino al risultato del test dell’aeroporto che è arrivato puntuale via mail nel pomeriggio. Ora sì che è Olimpiade, un’altra Olimpiade spaventata dal Covid-19.
BEIJING PRONTA PER LA CERIMONIA D’APERTURA La macchina organizzativa in vista della cerimonia di apertura lavora a pieno regime. Ha preso il via anche la staffetta che porterà la torcia olimpica ad accendere il braciere il 4 febbraio. Diverse centinaia di spettatori hanno assistito alla partenza dei primi tedofori dall’Olympic Forest Park a nord della capitale cinese, sede delle Olimpiadi estive del 2008 ospitate da Pechino. Il primo tedoforo è stato il primo campione del mondo cinese di pattinaggio di velocità dal 1963, Luo Zhihan, che ha consegnato la torcia all’astronauta Jing Haipeng. A causa della pandemia legata al coronavirus la staffetta è stata ridotta e si svolge con rigide misure precauzionali. Nell’arco di tre giorni, la torcia olimpica sarà trasportata da Pechino agli altri due siti di gara di Yanqing e Zhangjiakou, appena fuori la capitale, prima di tornare a Pechino per la cerimonia di apertura in programma venerdì. I 1.200 tedofori sono per lo più persone premiate per i loro servizi in ambito sportivo, nella società, nel mondo degli affari e della politica. Il corridore più anziano ha 86 anni, il più giovane 14. L’ambasciatore greco a Pechino è stato coinvolto anche come rappresentante del Paese di origine delle Olimpiadi. Ha ricevuto la fiaccola olimpica dalla star cinese del basket Yao Ming.

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