di PASQUALE GOLIA

Alba azzurra a Pechino, Sofia Goccia riesce il miracolo e si prende uno splendido argento. Sul podio della discesa libera anche l’azzurra Nadia Delago. Olimpiadi blindate all’ingresso ma regole dure anche per uscire dal Paese. La nostra esperienza in un terminal internazionale che si è fermato a febbraio 2020 a Pechino. 


Sofia Goggia ce l’ha fatta, argento che sa di vittoria sportiva ma anche di vita. Sofia fa una gara pazzesca nella sua discesa libera ed arriva a 16 centesimi della leggenda. Vicinissimi a una giornata pazzesca. Sofia Goggia urla tutta la sua gioia al traguardo, quando vede il tabellone e il suo nome è davanti a tutte, con le altre azzurre Nadia Delago ed Elena Curtoni subito dietro di lei. Ma quella gioia sarà strozzata di lì a 4 minuti da Corinne Suter, la svizzera campionessa del mondo un anno fa a Cortina, che negli ultimi 30 secondi di gara si inventa il sorpasso e toglie dal trono olimpico la Regina Sofia, negandole quella che sarebbe stata l’impresa più straordinaria della storia dello sci, in pista vincente dopo 23 giorni da un brutto infortunio. L’argento che finisce al collo della campionessa bergamasca, con il bronzo di Nadia Delago a farle da cornice (mai successo allo sci azzurro nella storia olimpica), resta una medaglia titanica, un risultato a cui fino a pochi giorni fa nessuno osava credere.La spedizione azzurra a Pechino tocca così quota 13 medaglie. In totale, invece, il bottino complessivo è di 137: 42 ori, 42 argenti e 53 bronzi. Per lo sci siamo intanto a 35 podi olimpici nella storia. Altre quattro volte c’erano stati due azzurri sul podio dello sci nella stessa gara: ad Albertville 1992 Josef Polig e Gianfranco Martin nella combinata; a Sapporo 1972 i cugini Gustavo e Rolando Thoeni argento e bronzo in slalom dietro allo spagnolo Ochoa; a Innsbruck 1976 Piero Gros oro e Gustavo Thoeni argento sempre in slalom; a Salt Lake City 2002 Daniela Ceccarelli e Karen Putzer oro e bronzo in superG.
 
MALAGÒ GRANDISSIMA ITALIAUna grandissima italia! Un risultato eccezionale che conferma la forza delle nostre velociste. Due medaglie che fanno la storia. Peccato per l’oro. Ci avevamo sperato. Sono felicissimo per Nadia che si è meritato questo bronzo. Non ci sono parole per l’argento di Sofia: considerando come è arrivata qui e come era la situazione fino a pochi giorni fa, la sua prestazione è encomiabile. Con 13 medaglie adesso siamo al terzo posto di sempre nelle spedizioni italiani alle Olimpiadi invernali. Allo Sci Alpino dico: ora cuore e testa per le prossime competizioni. Tra combinata, speciale e team event possiamo fare molto bene. Daje Italia Team”.
 
REGOLE DURE PER USCIRE DALLA CINA. IN AEROPORTO TUTTO SI E’ FERMATO AL 2020 All’inizio di questa avventura olimpica raccontavo delle regole stringenti per l’ingresso in Cina e la permanenza nella bolla chiusa dei Giochi. Non sono meno rigide le regole per lasciare il Paese. Innanzitutto occorre munirsi di un certificato di negatività al tampone, che sono riuscito ad avere con non poche difficoltà visto che le infermiere addette al tampone quotidiano non comprendevano l’inglese. Tuttavia, ogni hotel media a pechino ha un responsabile Covid. E’ bastato compilare un form, i cinesi in questo sono molto formalisti e per ogni richiesta chiedono la compilazione di un modulo. Ma non è finita qui. A poche ore dalla partenza, altro giro di tampone. Esito negativo incassato, subito mani sul telefono e richiesta di un QR code sanitario per uscire dalla dogana aeroportuale. Poco meno delle quattro del mattino un autobus ci preleva dall’hotel per condurci in aeroporto. prima, però, bisogna passare il nostro accredito in un terminale all’uscita in maniera tale che ci dia l’ok. Prova superata e dritti verso il nostro terminal. Dallo svincolo dell’autostrada raggiungerlo è un tiro di schioppo: l’ingresso riservato alla famiglia olimpica è perimetrato e barrato a vista.
Un terminal deserto dedicato appositamente alle partenze internazionali del personale ed atleti delle olimpiadi. Controllo minuzioso del bagaglio, sdoganamento con tanto di QR code, visto dell’immigrazione, anche per l’uscita la trafila è lunga. Alle prime luci dell’alba guadagniamo il nostro gate ed anche qui lo scenario è da guerre stellari: il personale dell’aeroporto si presenta bardato a modo di astronauta; i negozi del terminal chiusi. Basta sbirciare all’interno per capire che qui, nel terminal delle partenze internazionali tutto si è fermato a quel gennaio-febbraio del 2020, quando la pandemia ha iniziato a spaventare prima la Cina e poi il resto del mondo. Hostess bardate e cibo lasciato in un sacchetto sul sedile del nostro aereo ( i voli non sono di linea ma appositamente predisposti per i Giochi e dal costo che superano i duemila euro per un biglietto economy A/R), anche per il ritorno viviamo un’esperienza emblematica, lontana anni luce a come siamo abituati a vivere  un viaggio in aereo. Atterrati a Milano, si apre un altro mondo. Ma queste sono le Olimpiadi in terra cinese. Regole ferree fuori; precauzione massima all’esterno ma, tutto sommato, nel sistema chiuso olimpico vigeva, comunque, parvenza di normalità con il solito spirito olimpico che si poteva toccare con mano ovunque: sulle navette verso gli stadi, con giornalisti ed addetti ai lavori da tutto il mondo; nel centro stampa internazionale, negli hotel, negli stadi. Tutto pareva normale ma drammaticamente non normale perché lontano dalla realtà esterna. Più che per lo spettacolo sportivo, le Olimpiadi invernali di Pechino 2022 rimarranno nella storia proprio per essere stare così difficili così vere ma anche così diverse.
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